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Carla, moglie dominante e marito succube felice

L’ennesima notte andata in bianco, con la solita scusa della stanchezza, fu la goccia che fece traboccare il vaso tra me e mio marito Mario: eravamo reduci da mesi in cui non prendeva mai l’iniziativa e sembrava avere perso ogni interesse nei miei confronti, ma quella sera decisi che le cose sarebbero cambiate di lì a breve.
Non facevamo sesso da tantissimo tempo e gli orgasmi che mi concedevo quando rimanevo da sola a casa erano sbiadite copie di quelli che mi provocava la mia dolce metà i primi anni di matrimonio: mi mancavano le sue attenzioni e volevo sentirmi ancora desiderata, dopotutto sono ancora una bellissima donna, alta, soda, curata e sensuale.
Confesso che in più di un’occasione sono stata tentata di tradirlo, talmente tanta era la mia voglia di cazzo, e un paio di volte ci andai vicina, ma all’ultimo ho sempre desistito: volevo mio marito e basta.
Quella notte, nel buio della camera da letto, escogitai un piano per risvegliare le sue voglie, sicura di fare colpo; avevo notato che nelle volte in cui, durante una sana scopata, mi facevo prender la mano e diventavo autoritaria e dominatrice, Mario sembrava perdere la testa, impazzendo dall’eccitazione. Decisi, così, di puntare in quella direzione…
Il giorno dopo mi presentai, non senza imbarazzo, in un sexy shop non lontano da casa; non ero mai entrata in uno di quei negozi ma, grazie alla cortesia del proprietario, la tensione si allentò in fretta, tanto che feci molti acquisti interessanti, sicura che mio marito avrebbe gradito.

Quella sera, dopo una cena leggera, Mario si accomodò sul divano, come faceva ogni santo giorno, senza nemmeno tentare un approccio. Non mi demoralizzai però, non saremmo rimasti a guardare la TV senza nemmeno parlarci come al solito, decisi che era il momento di sfoderare l’armamentario che avevo acquistato.
Corsi in bagno, mi spogliai e, per un istante, stetti a contemplare il mio fisico, ammirando i miei seni, grossi ma ancora belli alti, e la mia vita, stretta e ben modellata. Mi misi calze a rete, gonna in pelle e mi strizzai in un corpetto in latex da far perdere la testa, prima di calzare dei tacchi a spillo e dirigermi verso mio marito.
Lo spettacolo che Mario si trovò davanti lo sorprese completamente: lasciò cadere il telecomando e, senza che glielo chiedessi, si mise in ginocchio davanti alla sua Carla che, quella sera, sarebbe stata una padrona molto, molto esigente.
Iniziarono le danze: gli ordinai di mettersi faccia a terra e lui, ubbidiente, non se lo fece ripetere. Dopo avergli messo un piede sulla nuca, gli dettai le condizioni: lo avrei mandato in estasi, ma lui, prima, avrebbe dovuto servirmi e riverirmi come una dea.
La vistosa erezione testimoniava che era già completamente mio e, quando gli dissi di spogliarsi, vidi il suo cazzo in tiro come non lo vedevo da tempo, pronto per farsi gustare per bene.
Tornato a strisciare, Mario iniziò a leccarmi le scarpe con passione, fino a quando non me le tolsi, per permettergli di succhiarmi, una ad una, le mie dita dei piedi, per l’occasione pittate di nero.
Quando ne ebbi abbastanza, con un calcetto lo feci stendere pancia all’aria: era pronto a farsi fare di tutto, ma prima volevo giocare ancora un poco…
Ancora in piedi, iniziai a tastare con i piedi la sua verga, passando delicatamente la pianta lungo l’asta fino alle palle, per poi raggiungere la cappella e trastullarla con l’alluce.
Ormai Mario era in mia completa balia e mi venne voglia di farmela leccare, cosa che non mi faceva ormai da anni; mi sfilai la gonna e il perizoma, dopodiché mi sedetti sulla sua faccia, ordinandogli di soddisfarmi. La sua lingua prese a passarmi con foga nella fessura, concentrandosi in particolare sul mio minuscolo clitoride. Non ero ancora sazia di quelle attenzioni, quindi spostai il bacino in avanti e posizionai il mio buco del culo sulla sua bocca, intimandogli di non fermarsi; il suo lavoro di bocca, allora, prese ancora più intensità e i suoi mugolii erano la testimonianza lampante del suo sommo piacere. Nel frattempo, con la mano, giocavo con il suo cazzo, prendendolo tra pollice e indice e scappellandolo dolcemente, fino a quando decisi di assaggiare quel bel pezzo di carne: dopotutto, se lo era meritato…
Era molto tempo che non mi mettevo in bocca il suo bastone così, quando me lo lasciai scivolare lentamente in gola, gustai ogni centimetro che spariva tra le mie labbra, assaporandone il sapore e la consistenza. Nel frattempo, Mario non aveva mai smesso di leccarmi la passera e il culo, godendo pazzamente di quel magistrale sessantanove.

Prima di concedergli una scopata, però, doveva ancora dimostrarsi molto devoto, quindi mi alzai di scatto e presi un piccolo collare di pelle, con tanto di guinzaglio, che applicai a Mario; carponi, senza opporre resistenza, mio marito si fece portare a spasso docilmente, senza bisogno, o quasi, che lo spronassi con lo stupendo frustino con cui avevo completato quegli insoliti acquisti. Qualche sferzata, però, veniva inferta lo stesso, giusto per far capire al mio uomo chi è che comandava e cosa si era perso in quegli ultimi mesi, fino a quando non potei resistere oltre: volevo alla follia il suo cazzo dentro di me.
Sempre al guinzaglio, lo portai in cucina e lo feci sdraiare nuovamente, sulle fredde piastrelle: doveva soffrire un po’ se voleva una cavalcata con i fiocchi. In piedi sopra di lui, guardai negli occhi mio marito per qualche secondo, leggendogli tutta la sua voglia sfrenata di essere scopato; il desiderio era anche per me incontrollabile, quindi mi chinai e, lentamente, mi misi tutto il suo cazzo dentro, allargandomi con le dita la passera, completamente bagnata. Presi ad saltare di buona lena, facendomi arrivare la verga quanto più dentro potevo e facendomela uscire quasi del tutto quando tornavo su.
Nel frattempo, le mie tette erano sgusciate fuori dal corpetto e i miei grossi capezzoli chiari spuntavano dal latex: era un richiamo irresistibile per Mario, che fece per toccarli, ricevendo per tutta risposta uno schiaffo.
Quel colpo, che sorprendentemente rumoroso risuonò per la stanza, accese entrambi ancora di più, allora iniziai a tirargliene altri, ogni volta maledicendolo per quei mesi nei quali mi aveva lasciata senza la mia razione di cazzo.

Le sue guance cominciarono a diventare violacee, sia per gli schiaffi che per l’eccitazione, m raggiunsero l’apice solo quando iniziai a strozzarlo delicatamente con il frustino, facendo pressione con l’asta del giochino sulla gola di mio marito.
Continuavo a cavalcarlo senza pietà e sentivo che stava per venire, così rallentai, fino a fermarmi: doveva penare prima del premio supremo!
Alternai molte volte una scopata veloce a una estremamente lenta, e questo trucchetto mi permise di avere un sacco di orgasmi, che bagnarono abbondantemente il ventre di mio marito, il tutto mentre donavo e toglievo ossigeno al povero Mario, ormai del tutto soggiogato al sottoscritto.
Finalmente decisi che era il momento per la sua ricompensa, così aumentai di nuovo il ritmo con cui lo cavalcavo, premetti ancora di più sul suo collo e gli feci raggiungere un orgasmo gigantesco, come, sono sicura, mai aveva avuto prima.
Sentivo i generosi fiotti di sborra che mi scaldavano le viscere, inondandomi la fica, e non smisi di scoparlo fino a quando l’ultima goccia non uscì da lui: solo allora mi tolsi, andando in bagno senza dire una parola.
Tornai da lui in pigiama, struccata e decisamente poco attraente, come se non fosse accaduto nulla, mentre Mario era ancora riverso al suolo, privo di energie ma in totale estasi.
Alla mia domanda se avesse o meno intenzione di vedere la partita alla TV l’indomani, riuscii ad ottenere da lui solo un cenno negativo con la testa: mio marito era tornato da me, più coinvolto che mai, e so per certo che non la fiamma non si spegnerà più tanto facilmente, almeno finché ci sarà la mia alter ego dominatrice a metterlo in riga…

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